Domenica scorsa abbiamo celebrato la solennità di Cristo Re, festa che conclude l’anno liturgico e ci introduce verso quello nuovo che inizierà domenica prossima con la prima domenica di Avvento.

In questo tempo siamo chiamati a preparare il nostro cuore per la venuta del Signore: Egli è la nostra roccia e fortezza, il nostro liberatore, il nostro Dio, la rupe in cui ci rifugiamo, il nostro scudo, la nostra salvezza, il nostro riparo, il nostro Re, come ci ricorda il Salmo 45,13.

«Esulta grandemente figlia di Sion, giubila, figlia di Gerusalemme! Ecco, a te viene il tuo re. Egli è giusto e vittorioso, umile” (Zc 9,9).

Cristo è il primo in tutte le cose, nell’ordine della creazione e della salvezza. Egli è il principio dell’unità della Chiesa, strumento di riconciliazione degli uomini con Dio per mezzo della Sua morte di croce. È il nostro unico e vero Re, l’unico degno di ricevere potenza, ricchezza, sapienza, forza, onore, gloria e lode.

Gesù Cristo venne posto da Dio Padre al vertice di tutte le cose, Re dell’universo, capo del soavissimo impero di cui tutti gli uomini sono chiamati a fare parte.

Cristo regna nelle menti “per l’altezza del suo pensiero e per la vastità della sua scienza, ma anche perché Egli è Verità ed è necessario che gli uomini attingano e ricevano con obbedienza da Lui la verità; [… ]” (Quas Primas). Ma Egli è anche Re dei cuori “per quella sua carità che sorpassa ogni comprensione umana e per le attrattive della sua mansuetudine e benignità” (ibidem).

Il dominio del nostro Redentore abbraccia tutti gli uomini. Egli scelse come trono di gloria la Croce dalla quale aprì le braccia per accogliere tutto il genere umano; si lasciò trafiggere il costato per dimostrare l’infinito Amore di Dio, versando fino all’ultima goccia di Sangue.

Da quel petto squarciato, Cristo diffonde la Sua Grazia, rimanendo fra noi nascosto sotto i veli eucaristici, per darci il vero nutrimento dell’anima e per diventare parte con Lui.

Il Regno di Dio “non è di questo mondo” e per entrarvi è necessario avere “l’animo distaccato dalle ricchezze e dalle cose terrene, la mitezza dei costumi, la fame e sete di giustizia” ma bisogna anche rinnegare se stessi e prendere la propria croce” (Quas Primis).

Gesù Cristo deve essere il nostro Re, il nostro Re coronato di spine, “al quale vogliamo sempre rimanere fedeli”.

Solo con Lui, in Lui e per Lui avremo in premio la vita eterna e potremo entrare nel Suo Regno.