Il 16 luglio la Chiesa celebra la memoria facoltativa della Beata Vergine Maria del Monte Carmelo. Tra le tante feste mariane che ricorrono nel corso dell’intero anno liturgico, si tratta di una di quelle maggiormente diffuse a livello di devozione popolare, anche e soprattutto a causa della pratica di indossare il relativo “scapolare”.

Per presentare questa devozione, occorre inquadrarne il contesto storico, risalendo fino a Elia, il primo profeta d’Israele (IX sec. a.C.) che godrà di una tale stima presso il popolo eletto da divenire “il profeta” per antonomasia. Al punto da essere pure ricordato dai racconti evangelici come presente, accanto a Mosè, alla trasfigurazione di Gesù sul monte Tabor (cfr. Mc 9, 2-9). Orbene, proprio Elia, nei pressi del Monte Carmelo – estrema propaggine rocciosa della omonima catena montuosa situata nell’Alta Galilea, lunga una quarantina di chilometri e con altezza massima di circa 500 metri – ebbe una visione straordinaria: una piccola nuvola si sollevava dalla terra verso il monte, portando la pioggia e salvando Israele dalla siccità (cfr. 1Re 18, 41-46). Nei secoli, mistici cristiani ed esegeti hanno interpretato questa immagine come figura anticipatrice della Beata Vergine Maria che, recando in Sé il Verbo divino, ha ridato vita e fecondità al mondo, donando all’umanità bisognosa di redenzione quella fonte zampillante che avrebbe dissetato quanti bramano la vita eterna (cfr. Gv 4, 14).

Al principio dell’era cristiana, mentre andava consolidandosi la relazione tra il Monte Carmelo e la devozione mariana, un gruppo di eremiti, denominati proprio “Fratelli della Beata Vergine Maria del Monte Carmelo”, decise di edificare in quel luogo una cappella dedicata alla Vergine.

Trascorsi i secoli, nei pressi del monte dove dimoravano da tempo monaci ed eremiti, giunsero alcuni uomini – la tradizione parla di fedeli che si erano spostati a Oriente, come pellegrini, probabilmente nel corso delle crociate della fine del sec. XII – i quali, innestandosi sull’ormai secolare devozione alla Madonna presente nella zona, presero a patriarca e modello dell’ordine lo stesso profeta Elia. Nel 1226, i monaci Carmelitani ricevettero da Papa Onorio III l’approvazione della propria Regola.

Al primo generale dell’ordine carmelitano, San Simone Stock (1165-1265), la Vergine Maria apparve, proprio il 16 luglio del 1251, consegnandogli lo “scapolare” – che consiste in due pezzi di stoffa, recanti l’immagine della Madonna e uniti da una cordicella, da appoggiarsi sulle scapole – con l’annesso “privilegio sabatino”: la promessa, cioè, della salvezza dall’inferno per quanti lo indossano con devozione e perseveranza, lungo il corso della vita, e la liberazione dalle pene del purgatorio il primo sabato successivo alla loro morte.

La devozione alla Beata Vergine Maria del Monte Carmelo conobbe rapida diffusione in Europa in seguito all’invasione saracena della Palestina che costrinse i monaci del Carmelo alla fuga verso l’Occidente, fondando diversi monasteri nel corso del XIII secolo. Nel tempo, andò sempre più espandendosi anche la pratica di indossare lo “scapolare” o “abitino” carmelitano, quale segno del desiderio del fedele di “rivestirsi”, come alleanza e protezione, della Vergine Maria. Fu Papa Pio XII (1876-1958) a riconoscere i grandi benefici spirituali della devozione dello scapolare, affermando: “quante anime buone hanno dovuto, anche in circostanze umanamente disperate, la loro suprema conversione e la loro salvezza eterna allo Scapolare che indossavano! Quanti, inoltre, nei pericoli del corpo e dell’anima, hanno sentito, grazie ad esso, la protezione materna di Maria! La devozione allo Scapolare ha fatto riversare su tutto il mondo, fiumi di grazie spirituali e temporali”.

Facciamo tesoro di queste parole e ricorriamo noi pure fiduciosi alla protezione della Beata Vergine Maria del Monte Carmelo (o del Carmine), certi che attraverso di Lei potremo, in modo più facile, rapido e sicuro, giungere a Suo Figlio Gesù.

(di Marina Cristea)