Gv 15, 1-8
In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «Io sono la vite vera e il Padre mio è l’agricoltore. Ogni tralcio che in me non porta frutto, lo taglia, e ogni tralcio che porta frutto, lo pota perché porti più frutto. Voi siete già puri, a causa della parola che vi ho annunciato. Rimanete in me e io in voi. Come il tralcio non può portare frutto da sé stesso se non rimane nella vite, così neanche voi se non rimanete in me. Io sono la vite, voi i tralci. Chi rimane in me, e io in lui, porta molto frutto, perché senza di me non potete far nulla. Chi non rimane in me viene gettato via come il tralcio e secca; poi lo raccolgono, lo gettano nel fuoco e lo bruciano. Se rimanete in me e le mie parole rimangono in voi, chiedete quello che volete e vi sarà fatto. In questo è glorificato il Padre mio: che portiate molto frutto e diventiate miei discepoli».
“Senza di me non potete far nulla”. Gesù non usa mezzi termini per farci comprendere chiaramente quanto grandi siano la nostra debolezza e fragilità. Non è che senza di Lui potremmo comunque operare e realizzare quanto dovuto, semplicemente impiegandoci più tempo oppure senza raggiungere la perfezione dei nostri intenti. Non è così. Senza di Lui – afferma – non possiamo proprio fare nulla. Questo bagno di verità, fondato su un sano e profondo realismo, ci impone di riconoscere anzitutto che, dinanzi all’Onnipotente, siamo davvero poca cosa: senza di Lui non possiamo fare nulla, mentre Dio, senza di noi, farebbe… meglio e prima! Ma questa constatazione non ci deve scoraggiare, anzi! Perché significa che non siamo noi a doverci preoccupare di dover “fare”, contando solo sulle nostre misere capacità e povere risorse; bensì dobbiamo darci da fare, in modo concreto, attivo e quotidiano, sapendo che Colui che darà compimento, attraverso di noi, a quanto in noi è stato da Lui stesso suscitato, è proprio il Signore. Lasciamo fare a Lui, mettiamoci docilmente nelle Sue mani, fidandoci dei Suoi tempi e dei Suoi modi affinché possiamo realizzare, giorno dopo giorno, un cammino di fede e di vita pieno di significato, secondo la vocazione specifica che ciascuno di noi ha ricevuto. Agendo, secondo un motto attribuito a Sant’Ignazio di Loyola (1491-1556), come se tutto fosse in mano a Dio e, al tempo stesso, tutto dipendesse da noi. In altre parole: occupandoci, ma non preoccupandoci.