Il prossimo 11 febbraio ricorre la memoria delle apparizioni a Lourdes (11 febbraio – 16 luglio 1858) della Vergine Maria che si presenta a Bernadette Soubirous come l’“Immacolata Concezione”. Durante la terza apparizione, avvenuta il 18 febbraio 1858, la bella Signora rivolge alla piccola veggente una promessa e un invito: “Non ti prometto di renderti felice in questo mondo ma nell’altro. Potete avere la gentilezza di venire qui per quindici giorni?”. Nelle successive 15 apparizioni la Vergine pregherà silenziosamente, inviterà alla penitenza in espiazione dei peccatori, indicherà una sorgente d’acqua fonte di guarigione e opererà miracoli. Tuttavia, è nella promessa fatta a Bernadette che si può ritenere racchiuso il fulcro e la sintesi delle 18 apparizioni: un messaggio che è, a distanza di un secolo e mezzo, quanto mai attuale.
La Madonna promette la felicità. Ma che cos’è la felicità? Il termine deriva dal latino felīcis, dalla stessa radice di fecundus, cioè fertile, fecondo. La felicità dunque produce, genera ed è feconda. La vera felicità poi non è transitoria, non è materiale, non è episodica. Questi sono i caratteri di una reale felicità, come Aristotele delinea nella Metafisica: la felicità o è per sempre, o non è felicità. Se la felicità vera è per sempre, sappiamo tutti che la nostra vita terrena non lo è, dunque si tratta di uno stato che trascende la nostra realtà sensibile e immanente.
La promessa di una felicità futura fatta dall’Immacolata a Lourdes, ci richiama alla conversione, perché voltati verso le cose “dell’altro mondo” viviamo il presente operando tutto in virtù della vita eterna. Dio ci ha creati per sé e in Gesù Cristo ci ha redenti. La nostra felicità consiste nel rimanere con Lui: “rimanete nel mio amore. Se osserverete i miei comandamenti, rimarrete nel mio amore…questo vi ho detto perché la mia gioia sia in voi e la vostra gioia sia piena” (Gv 15, 9-11). Accogliere, dunque, l’invito della Vergine Maria significa vivere fedelmente il Vangelo di Cristo, non come ascoltatori smemorati, ma come quelli che lo mettono in pratica: questi troveranno la loro felicità nel praticarla (Gc 1, 25).
La felicità, essendo feconda, genera e produce abbondanti semi di conversione attraverso la penitenza, i sacrifici e l’offerta di sé, per sé stessi e per gli altri. Forte di questa promessa, Bernadette accoglie generosamente l’invito a recarsi presso la grotta per 15 giorni e, quando le dicono che la pensano pazza – perché mangia l’erba vicino alla fonte o perché bacia la terra – lei pacatamente risponde soltanto che è per i peccatori.
Dunque, la promessa di felicità della Vergine a Lourdes si realizza attraverso un richiamo alla conversione. Convertirsi significa accettare liberamente e con amore di non essere i creatori di sè stessi, ma di dipendere totalmente e in tutto da Dio. Dio è Amore, e il suo Amore è il segreto della nostra felicità (Benedetto XVI – Udienza generale, 21/02/2007). La Chiesa insegna poi – con l’autorità conferitale da Cristo – che l’uomo è stato creato da Dio per un fine di felicità oltre i confini della miseria terrena. Afferma che la morte sarà vinta e l’uomo sarà restituito allo stato perduto per il peccato dall’onnipotenza e dalla misericordia del Salvatore.
Dio ha infatti chiamato l’uomo a unirsi a Lui con tutta intera la sua natura in una comunione perpetua con l’incorruttibile vita divina (GS 18). Il desiderio di vita ulteriore vive invincibile dentro il cuore dell’uomo. Per questo, la Santa Vergine, attraverso i messaggi lasciati a Lourdes, ci chiama alla conversione affinché viviamo la vita presente in attesa della felicità vera nella vita eterna.