Mc 9, 1-9
In quel tempo, Gesù prese con sé Pietro, Giacomo e Giovanni e li condusse su un alto monte, in disparte, loro soli. Fu trasfigurato davanti a loro e le sue vesti divennero splendenti, bianchissime: nessun lavandaio sulla terra potrebbe renderle così bianche. E apparve loro Elia con Mosè e conversavano con Gesù. Prendendo la parola, Pietro disse a Gesù: «Rabbì, è bello per noi essere qui; facciamo tre capanne, una per te, una per Mosè e una per Elia». Non sapeva infatti che cosa dire, perché erano spaventati. Venne una nube che li coprì con la sua ombra e dalla nube uscì una voce: «Questi è il Figlio mio, l’amato: ascoltatelo!». E improvvisamente, guardandosi attorno, non videro più nessuno, se non Gesù solo, con loro. Mentre scendevano dal monte, ordinò loro di non raccontare ad alcuno ciò che avevano visto, se non dopo che il Figlio dell’uomo fosse risorto dai morti. Ed essi tennero fra loro la cosa, chiedendosi che cosa volesse dire risorgere dai morti.
L’episodio della Trasfigurazione mostra quanta attenzione Gesù abbia avuto nei confronti dei suoi discepoli, per prepararli gradualmente all’esito drammatico della propria opera messianica, destinata a svolgersi secondo il paradigma del Servo sofferente di Jahvé descritto dal profeta Isaia. Per aiutarli, cioè, ad accogliere il mistero sconvolgente della croce senza restarne scandalizzati, occorreva una manifestazione della divinità del Maestro tale da non farli dubitare delle Sue promesse di resurrezione. Così Gesù si mostra come compimento della Legge e dei Profeti, apparendo in compagni di Mosè ed Elia; lo splendore della Sua figura ricorda le varie teofanie veterotestamentarie che i discepoli prescelti ben conoscevano: non potevano dunque dubitare più dell’identità del Figlio di Dio – per di più confermati dalla voce del Padre che lo indica come “Figlio mio” – benché ancora non avessero compreso il significato della resurrezione stessa. Questa pagina evangelica ci sia dunque di incoraggiamento: ogni qualvolta ci troviamo nel dubbio, nella paura, nello sconforto, non dobbiamo temere, perché Gesù non mancherà di rivelare a noi la Sua potenza e la Sua divinità, fortificandoci nella speranza e nella fiducia in Lui.