Oggi la Chiesa celebra il Venerdì Santo, Dies Passionis Domini, giorno in cui “tutto è compiuto!” (Gv 19, 30): tutte le profezie e le figure profetiche trovano pieno compimento, non manca più nulla per la redenzione dell’umanità e resta solo da accoglierla.
La comunità delle Sorelline vive dinanzi a Gesù vivo nell’Eucaristia, dove Egli è presente in Corpo, Sangue, Anima e Divinità. Nella contemplazione del Suo Volto Eucaristico, viene naturale associare l’Eucaristia, che i nostri occhi contemplano, al Corpo sfigurato e martoriato del Redentore nel giorno della Passione, insieme al Suo Preziosissimo Sangue, versato fino all’ultima goccia per la nostra salvezza.
Nell’Eucaristia vive infatti il Corpo di Cristo: quel Corpo che è stato tutto piagato, schiaffeggiato, sputato, picchiato; quel Corpo flagellato con cinghie, munite di uncini di ferro che stracciavano la carne, e poi trascinato per le funi dagli aguzzini. Troviamo il Sangue profuso nella terribile flagellazione, nell’indicibile tormento dell’incoronazione di spine, nella dolorosa crocifissione e per la lancia che perforò il sacro costato del Redentore e trafisse il Cuore da parte a parte, da dove sgorgò un fiotto abbondante di Sangue e acqua. Le carni del Salvatore erano dilaniate fino all’osso e il sangue che gli colava dalla fronte gli bagnava la bocca riarsa.
Tale è il mistero che si cela nel Santissimo Sacramento che si presenta nel suo duplice aspetto di Sacramento e Sacrificio. Nella Sacrosantum Concilium, Costituzione sulla sacra liturgia del Concilio Vaticano II, leggiamo, infatti: “Il nostro Salvatore nell’ultima Cena, la notte in cui fu tradito, istituì il Sacrificio Eucaristico del suo Corpo e del Suo Sangue onde perpetuare nei secoli, fino al suo ritorno, il Sacrificio della Croce, e per affidare così alla sua diletta Sposa la Chiesa, il memoriale della sua morte e della sua risurrezione: sacramento di pietà, segno di unità, vincolo di carità, convito pasquale, nel quale si riceve Cristo, l’anima viene ricolma di grazia e ci è dato il pegno della gloria futura” (SC 47).
Il Sacrificio della Croce, di cui oggi la Chiesa fa memoria, è perpetuato da Cristo, attraverso i secoli e fino al suo ritorno, nel Sacrificio Eucaristico. Allo stesso tempo però è anche convito pasquale: l’Eucaristia è alimento delle nostre anime dove Cristo ci assimila a Lui, ci trasforma in Sé stesso, ci dona tutti i tesori di santità, sapienza e scienza racchiusi in Lui, e insieme a Cristo vengono a noi anche le altre persone della Santissima Trinità: il Padre e lo Spirito Santo. L’unione Eucaristica è così inizio del Cielo, della vita beata.
L’Eucaristia è Sacramento di amore e di dolore. Di dolore perché ravviva il dolore della Passione dove il Signore ci ha mostrato cosa vuol dire amare senza misura; di amore perché ci ha lasciato il suo corpo e il suo sangue per nutrirci ed essere una sola cosa con Lui (Messaggio Medjugorje 2 luglio 2015).
Del mistero Pasquale, l’eucaristia è il Sacramento per eccellenza (Ecclesia de Eucharistia), vivere con questa consapevolezza il triduo santo ci porta a festeggiare con rinnovato fervore la Santa Pasqua nella gioia del Cristo Risorto e soprattutto della promessa di essere con noi tutti i giorni fino alla fine del mondo (nella Santissima Eucaristia). Se l’Eucaristia è il tesoro della Chiesa, il cuore del mondo, il pegno del traguardo a cui ciascun uomo anela, la nostra vita cristiana deve gravare completamente intorno ad essa ed essere quindi essenzialmente eucaristica. E ancora, se nella santa Eucaristia abbiamo Gesù, il suo sacrificio della Croce, la sua Risurrezione, l’adorazione, l’obbedienza, lo Spirito Santo e l’amore al Padre, se la trascurassimo, come potremmo rimediare alla nostra indigenza? (Ecclesia de Eucharistia).