“Uno spirito contrito è sacrificio a Dio, un cuore affranto e umiliato, Dio, tu non disprezzi” (Sal 50,19). In Quaresima ci viene dato tempo prezioso per prepararci adeguatamente al Sacramento della penitenza, in modo da poter giungere a gioire in pienezza della Risurrezione di Cristo e della Sua vittoria sul male, sul peccato e sulla morte.
È utile ricordare che il Sacramento della penitenza agisce ex opere operantis, cioè la misura del loro effetto è proporzionata alle disposizioni di chi riceve il Sacramento. La principale disposizione richiesta – insieme all’accusa e soddisfazione – per ricevere il Sacramento con il massimo frutto, è la contrizione del cuore. Essa è “il dolore dell’animo e la detestazione del peccato commesso col proposito di non peccare più in avvenire” (DS 1676). Il dolore è la tristezza per aver offeso Dio.
Quando il dolore è autentico contiene implicitamente la volontà di eliminare il peccato dalla propria vita e quindi il proposito di mai più peccare. L’intensità del pentimento, che sgorga da una contrizione perfetta, è proporzionata al grado di grazia che l’anima riceverà con l’assoluzione sacramentale. Più il dolore è intenso, più permette di ottenere non solo la remissione totale delle colpe e della pena temporale, ma aumenta in modo considerevole la grazia santificante che ci permette di avanzare nella vita spirituale. La contrizione è l’atto essenziale della penitenza (RP 31), tanto che l’assenza di essa rende sacrilega la confessione.
È bene avere presente, inoltre, che il fine della confessione non è unicamente quello di assolverci dai nostri peccati e di predisporci meglio a ricevere l’Eucaristia. La confessione ha una straordinaria efficacia di purificazione, guarigione e liberazione. Con una confessione ricorrente, inoltre, otteniamo la grazia della fortezza che ci rende perseveranti nella Fede, forti contro ogni prova e vittoriosi contro ogni tentazione. In questo ci conferma anche la Regina della Pace a Medjugorje nei suoi messaggi: la Confessione è una medicina per l’anima (6 agosto 1982) e prepara la grazia della guarigione fisica (15 gennaio 1984).
Prendendo spunto da San Giovanni, il quale afferma che “se diciamo di essere senza peccato, inganniamo noi stessi, e la verità non è in noi” e pieni di fiducia nella Divina Misericordia, imploriamo in questo tempo santo di Quaresima il dono di un profondo pentimento, affinché possiamo esclamare con il salmista “Ti esalterò, Signore, perché mi hai liberato e su di me non hai lasciato esultare i nemici. Cantate inni al Signore, o suoi fedeli, rendete grazie al suo santo Nome, perché la sua collera dura un istante, la sua bontà per tutta la vita” (Sal 29, 2, 5-6).