Domani, festa della Presentazione al Tempio di Gesù, la Liturgia ci accompagna mediante il Vangelo di Luca (Lc 2,22-32) il quale ci porta nel momento stesso in cui Gesù per primo è stato presentato al Tempio. Gesto significativo quello compiuto da Giuseppe e Maria, i quali si recano a Gerusalemme per “presentare al Signore” il figlio primogenito, seguendo la legge Mosaica del tempo.
L’atto compiuto, in segno di offerta, spiega il senso della vita consacrata: i genitori offrono infatti il loro primogenito, cioè quanto hanno di più caro, a Dio. E così fa chi decide di consacrare la propria vita – il bene più prezioso che la persona umana possieda – interamente al Signore. In quest’ottica, chi si consacra, consegnando la propria vita interamente al Signore, esprime lo stesso significato: stare in attesa di Gesù, cioè aspettare lo Sposo (Mt 25,6), promettendogli intanto fedeltà attraverso i voti di castità, povertà e obbedienza, che fanno rassomigliare proprio a Lui che ha vissuto casto, povero e obbediente. Pertanto, la presente festa liturgica porta la Chiesa a celebrare la vita consacrata, anche detta comunemente “Candelora”. Non ci resta che domandarci, come possiamo vivere in maniera autentica questa attesa?
Per rispondere ci viene in aiuto la figura di Suor Clare Crockett, la quale nel vivere la sua vocazione particolare da sposa di Cristo, afferma: “Quando sei svuotato di te stesso, puoi essere riempito di Dio”. Dunque, viviamo questo tempo di attesa riempiendoci di Dio, e per fare ciò è necessario morire a sé stessi (Gv 12,24), svuotandoci, così che possiamo permettere al buon Dio di riempirci e operare in noi quelle meraviglie che portano al compimento della vocazione alla santità pensata per ciascuno di noi. Per giungervi bisogna essere disposti ad abbandonarsi senza riserve al Signore, pronti a mettersi in gioco, senza compromessi e senza vie di mezzo. Come ci ricorda ancora suor Clare: “O tutto, o niente!”.
La preghiera che in questa festa presentiamo al Signore è allora questa: che ci aiuti, con la Sua grazia, a offrirgli tutti i doni più belli che Lui stesso ci ha fatto, aiutandoci a vivere ogni giorno come la sposa nella gioiosa e fedele attesa del proprio Sposo. Maranathà – Vieni, Signore Gesù!