Samuele si rivolge a Dio pronunciando questa preghiera: “Parla, perché il tuo servo ti ascolta” predisponendosi in tal modo all’umile ascolto della voce del Signore. Egli, infatti, desidera parlare con dolcezza nel nostro silenzio, ma sovente noi non ci poniamo nella condizione di prestarGli ascolto, “nascondendoci” a Lui (Gen 3, 10) e preferendo rimanere nel frastuono per paura di non sapergli corrispondere.
Per evitare questo, anche noi possiamo rivolgerci a Dio in ogni circostanza della nostra vita con le stesse parole di Samuele, e una volta udita la Sua Parola, sull’esempio della Beata Vergine Maria, presentarci a Lui ripetendo: “Ecco la serva del Signore: avvenga per me secondo la tua parola” (Lc. 1,38), fiduciosi che Dio, quale buon Pastore, rende nota la Sua voce alle Sue pecorelle che conduce con amore ai “verdi pascoli”.
Nonostante la nostra durezza nell’ascoltarlo e nell’obbedirgli, Dio bussa instancabilmente alla porta dei nostri cuori nell’attesa che gli apriamo. Spalanchiamo quindi le nostre porte a Cristo, premurandoci di essere docili alla Sua Parola e riservandoci particolari momenti di silenzio e di preghiera nella nostra giornata, attraverso i quali, soli con Lui e fermando lo sguardo sul suo Volto eucaristico, possiamo intendere il Suo infinito Amore per noi.
Sull’esempio del profeta Samuele, che non lasciò cadere a terra nessuna delle parole che il Signore gli rivolse, anche noi siamo chiamati a essere “terreno buono” che porta frutto ascoltando e mettendo in pratica la Parola che quotidianamente Egli ci dona. Il Signore, infatti, ci parla in molti modi: attraverso la santa Chiesa (che ogni giorno ci propone di soffermarci su alcuni passi della Scrittura), attraverso i suoi ministri, le sante ispirazioni, il direttore spirituale e le circostanze concrete della vita.
Entrando sempre più in intimità con Lui, e vegliando giorno e notte, sapremo riconoscere la Sua voce, senza stancarci mai di attendere quella parola di vita, anche quando la risposta di Dio sembra farsi attendere. Come ci ricorda Benedetto XVI, dopo aver ascoltato e riconosciuto la Parola di Dio, dobbiamo misurarci anche con il silenzio, capace di scavare uno spazio interiore nel profondo di noi stessi per farvi abitare Dio, affinché la Sua Parola rimanga in noi e l’amore per Lui, radicatosi, animi la nostra vita.
Anche nelle notti dell’anima, teniamo il cuore vigilante attendendo la visita di Gesù, la cui Parola conduce, ridona vita e fa nuove tutte le cose. Solo un cuore teso verso l’Amato, al sopraggiungere della Sua voce la sa riconoscere subito e nel suo intimo esclama: “Un rumore! È il mio diletto che bussa” (Ct 5, 2). Suor Faustina Kowalska scrisse nel suo Diario che “per ascoltare la voce di Dio, bisogna avere la quiete nell’anima, ed osservare il silenzio: non un silenzio tetro, ma il silenzio interiore, cioè il raccoglimento in Dio” (I, 26. X.1934).
Nella nostra esperienza quotidiana, noi Sorelline del Cuore Eucaristico di Gesù, abbiamo la grazia di vivere in un luogo privilegiato che ci permette di “raccoglierci in Dio”, così da ascoltare meglio la Sua voce che fa sentire ciascuna chiamata per nome, attesa e scelta da sempre per un grande progetto d’amore. Poiché desiderose di corrispondere alla Voce di Colui che ci chiama, ognuna di noi trova nella condivisione della vita fraterna, nell’accompagnamento spirituale, nel tempo di formazione e specialmente nel tempo riservato alla preghiera – avente come cuore la santa Messa e l’Adorazione Eucaristica – l’opportunità di vivere giorno dopo giorno in quello splendido disegno, come lo definiva la Beata Chiara Luce Badano, che a poco a poco ci si svela.